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IL MUSEO DEL" MAGGIO"



   
Museo del Maggio

Il Museo del "Maggio" è ubicato nei locali dell'antica "Rocca" del Capoluogo - sede del Centro Culturale Polivalente "Arrigo Benedetti".
Il Museo del Maggio si propone non tanto o non solo come un luogo in cui si conservano le tracce recenti e lontane di una delle forme di spettacolo popolare più singolari dell'Appennino tosco-emiliano ed in particolare dei versanti reggiano-modenese, ma anche come testimonianza viva di una possibile, tenace convivenza tra passato e futuro, tra tradizione ed innovazione, tra arte povera e tecnologia.
Il notevole bagaglio di testi, costumi di scena, statuti di complessi ed associazioni, disegni, fotografie, videotape, riviste specializzate ed

oggettistica che alcuni autorevoli studiosi, intere famiglie e tantissimi appassionati ci hanno consegnato con geloso orgoglio ed entusiasmo, attende di esprimere qui, anche tramite innovative tecniche di comunicazione, tutta la propria necessità di condividere, ora come allora, i casi della vita, nel suo ineluttabile intrecciarsi di gioia e di dolore, di fiducia ed incredulità, di vigliaccheria ed eroismo.




Le origini del Maggio
Le origini del canto del Maggio (o del Maggio drammatico) in quanto espressione culturale di un popolo, di una comunità, devono essere ricercate e comprese nel loro profondo legame con l'uomo, le sue credenze, gli usi, i costumi ... i riti quotidiani. Seguendo questa prospettiva l'origine del Maggio si ascrive nel quadro più generale delle "feste del maggio" o "feste primaverili" a carattere magico-propiziatorio riscontrabili un po' in tutte le culture occidentali.
Il rito primaverile si sviluppa principalmente su due nuclei narrativi portanti: il tema della lotta e quello della fecondità. Entrambi entrano a far parte dello schema drammatico dei Maggi nel quale il tema antagonistico viene espresso nei caratteri epici e guerreschi assunti dallo spettacolo e quello della fecondità diviene l'elemento amoroso, elegiaco. Essi concorrono alla determinazione delle caratteristiche narrative e drammaturgiche dello spettacolo. Il filone principale, per quanto concerne l'argomento dei testi, è infatti di ispirazione cavalleresca. I copioni sono scritti in italiano aulico e composti in quartine di ottonari a rima baciata (ABBA), da ariette in quintina e da ottave di endecasillabi (abababcc). La musica del Maggio è basata su alcuni motivi fondamentali e ripetitivi che accompagnano il canto e creano dei brevi momenti di pausa nei dialoghi eseguendo motivi tradizionali non scritti ma tramandati ad orecchio di musicista in musicista a tempo di valzer, polka e mazurca.
Le rappresentazioni dei Maggi si tengono nei pomeriggi d'estate in radure, con il pubblico disposto circolarmente intorno agli attori in scena i quali raccontano storie di cavalieri che si sfidano a duello nell'eterna lotta tra il bene e il male.
Lo spettacolo è interamente coordinato da un suggeritore, detto "campione" che, copione alla mano, suggerisce il testo e i movimenti in scena ai vari attori.
La struttura rituale dello spettacolo si riafferma e si rinnova soprattutto nella relazione che la rappresentazione dei maggi (con le suddette caratteristiche) è in grado di instaurare tra i tre soggetti fruitori e "costruttori" del Maggio: autori, attori e spettatori. Attraverso lo stretto ed empatico legame che si crea tra essi lo spettacolo si rinnova e con esso il rito. Quindi nel rito risiede il nucleo portante di queste forme di teatro. Il rito costituisce l'origine della capacità di drammatizzazione degli eventi quotidiani da parte dell'uomo.





foto Walz

foto Borghi



foto Walz

foto Walz





    
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